Le quote di ingresso dei lavoratori al di fuori del Decreto flussi

Le quote di ingresso dei lavoratori al di fuori del Decreto flussi

I lavoratori da remoto Non-Ue, sia autonomi che subordinati, e i cosiddetti “nomadi digitali” potranno entrare sul territorio nazionale al di fuori delle quote stabilite dal decreto flussi, come disposto dalla legge di conversione del Decreto Sostegni Ter, il quale ha disposto l’inserimento di queste due categorie di lavoratori nel novero dei casi particolari di ingresso previsti dall’Art. 27 del Testo Unico sull’Immigrazione.

Chi sono i nomadi digitali?

La figura del nomade digitale non è una novità dovuta alla situazione emergenziale pandemica nella quale ormai ci troviamo da più di due anni, ma è presente da più tempo. Si può definire in questo modo un lavoratore che può esercitare la sua professione da remoto, senza la presenza fisica in un ufficio. La permanenza media in un Paese dei nomadi digitali, si aggira tra i tre e i sei mesi: solitamente si tratta di persone giovani, che svolgono attività lavorative altamente qualificate mediante l’uso di strumenti tecnologici che consentono loro di lavorare in smart working, in via autonoma oppure anche per un’impresa che non abbia la residenza legale in Italia.

I requisiti introdotti dalla legge di conversione

Per l’ingresso sul territorio nazionale, questi lavoratori necessiteranno solo del Visto di ingresso – specifico per questa particolare categoria- di una durata non superiore all’annualità. Una volta richiesto il Visto, avranno diritto al rilascio di un Permesso di soggiorno, che dovrà anch’esso non superare il limite di un anno.

I lavoratori sono obbligati a stipulare un’assicurazione sanitaria che copra tutti i rischi e a rispettare le disposizioni fiscali e contributive del nostro Paese.

A breve saranno definite le modalità e i requisiti per rilasciare il Permesso, quali dovranno essere i limiti minimi di reddito e il sistema di controllo dell’attività lavorativa. Quello che è sicuro è la mancanza della richiesta dell’autorizzazione al lavoro – il “nulla osta” -, requisito fondamentale richiesto per l’ingresso in Italia per motivi di lavoro.

Questa innovazione permetterà indubbiamente uno snellimento della burocrazia e favorirà l’ingresso di lavoratori altamente qualificati, portando l’Italia al passo con altre nazioni che da tempo hanno intrapreso questa strada, favorendo l’ingresso di cervelli esteri nel nostro Paese.