Cosa è e come funziona la previdenza complementare

La previdenza complementare è uno strumento di risparmio che assume la funzione di sopperire alla forbice previdenziale, cioè la diversità tra la pensione pubblica e l’ultimo reddito percepito, tramite l’erogazione di una pensione integrativa.

La previdenza complementare è disciplinata dal D.lgs. n.252 del 2005 e forma il secondo pilastro del sistema pensionistico italiano, il cui fine è quello di sopperire al divario di retribuzione, con la previdenza del sistema pubblico di base obbligatoria.

Chi sono i destinatari?

I fondi pensione sono destinati alle seguenti categorie:

  • Lavoratori dipendenti, pubblici e privati;
  • I soci lavoratori e dipendenti di società cooperative;
  • I lavoratori autonomi;
  • I liberi professionisti;
  • Soggetti che svolgono lavori non retribuiti per responsabilità familiari;
  • Lavoratori con altre tipologie di contratto (es. lavoratore occasionale).

Come sono strutturati i fondi?

La tipologia dei suddetti fondi è articolata e divisa per categorie:

  • Fondi chiusi: Istituiti dai datori di lavoro e dai sindacati nell’ambito della contrattazione nazionale;
  • Fondi aperti: Istituiti da banche, assicurazioni, SGR (Società Gestione Risparmio) oppure SIM (Società intermediazione mobiliare);
  • Piani pensionistici individuali: Rappresentano i contratti di assicurazione ramo vita con un fine previdenziale;
  • Fondi pensioni preesistenti: Sono i fondi pensione già attivi antecedentemente al 1992, ossia prima del D.lgs. 124 del 1993 che portò alla nascita della previdenza complementare.

Come si finanzia la previdenza integrativa?

L’erogazione della prestazione integrativa è a carico del lavoratore e, qualora si trattasse di un lavoratore dipendente, in parte anche a carico del datore di lavoro. Altresì è possibile, per i lavoratori dipendenti, integrare i versamenti anche tramite il trasferimento al Fondo del proprio Trattamento di fine rapporto.

Entro sei mesi dall’assunzione il lavoratore dipendente può decidere di:

  • Dirottare le quote di TFR non ancora maturate a una forma complementare di previdenza pensionistica;
  • Lasciare il proprio TFR presso il datore di lavoro.

Quando si accede alla previdenza complementare?

Il diritto alla pensione integrativa si acquista con l’ottenimento dei requisiti alle prestazioni stabilite dal regime obbligatorio di appartenenza: è importante specificare che occorrono, però, almeno cinque anni di sottoscrizione alle forme pensionistiche complementari.

Il soggetto ha la possibilità di richiedere la liquidazione della somma in capitale con il limite massimo del 50% del montante finale. Inoltre, è prevista anche la possibilità di richiedere anticipazioni per eventuali spese sanitarie in qualsiasi momento (nella misura del 75%presentando relativa documentazione), per l’acquisto della prima casa (erogabile dopo otto anni dall’iscrizione per un importo non superiore al 75%) o, sempre decorsi almeno otto anni dall’iscrizione, per qualsiasi esigenza in una misura non superiore al 30%.

Il versamento nel fondo pensione, particolare per nulla trascurabile, porta anche un importante vantaggio fiscale: infatti, tutti i contributi che vengono versati nell’arco dell’anno solare (con un limite massimo di 5.165 €) sono completamente deducibili dai propri redditi.

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