Alta tensione al confine fra Polonia e Bielorussia

Dalla scorsa settimana sono più di 3mila i migranti ammassati al confine fra Polonia e Bielorussia.

Si tratta di persone in fuga dalle loro terre in cerca di rifugio nei paesi più ricchi. Sono migranti per lo più mediorientali ingannati e richiamati dalla Bielorussia con la promessa di un facile ingresso nell’Unione Europea.

Polonia e Bielorussia si sono accusate a vicenda di abusi nei confronti dei migranti. Tali affermazioni, tuttavia, sono difficili da verificare in maniera indipendente poiché alla maggior parte dei giornalisti e degli operatori umanitari non è concesso di accedere all’area in questione.

Da alcuni mesi la Bielorussia sta rilasciando dei visti turisti attraverso le sue ambasciate nei paesi del medio oriente, per consentire ai migranti di tentare questa nuova via verso il cuore dell’Europa.

Lukashenko ha affidato la concessione dei visti ad alcune agenzie statali e centralizzate e chiede una cifra consistente per il viaggio, si parla di circa 15mila euro.

La cifra comprende il biglietto aereo, una due notti a Minsk e poi il trasferimento con autobus civile o addirittura negli ultimi tempi con mezzi militari verso il confine.

Come ha reagito la Polonia?

Dalla fine di questa estate la Polonia ha costruito un muro fatto di filo spinato e schierato circa 12mila militari all’altezza del varco di Bruzhni-Kuznica.

Nelle ultime settimane la situazione si è aggravata, i disordini si sono estesi e il numero di migranti che cerca di farsi strada attraverso la recinzione di filo spinato è aumentato di alcune centinaia.

Con l’arrivo dell’inverno le condizioni in cui versano questi ultimi sono diventate ancora più critiche, le temperature sono scese sotto lo zero e alcune delle persone bloccate hanno avvertito che cibo e acqua stanno finendo.

Martedì scorso le guardie di frontiera polacche hanno usato gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere la folla di migranti.

Varsavia si è giustificata dicendo che hanno dovuto rispondere a dei lanci di pietre da parte dei disperati bloccati alla frontiera. Secondo le autorità polacche almeno tre giornalisti, tre rifugiati e due guardie di frontiera hanno riportato gravi ferite a seguito degli scontri.

L’UE cerca una soluzione

La Commissione Europea parla di un tentativo disperato di destabilizzare l’Unione da parte del regime di Lukashenko, accusato di usare i migranti come un’arma ibrida. Il 10 novembre la Bielorussia ha alzato la posta minacciando di chiudere i rubinetti del gas destinato all’Europa se la Polonia non riaprirà i confini.

L’Unione non sembra intenzionata a farsi intimidire e afferma di essere pronta a varare nuove sanzioni nei confronti della Bielorussia.

La scorsa settimana l’Europa ha stanziato 700 mila euro in aiuti umanitari che serviranno per rifornire i disperati di cibo, coperte e materiale di primo soccorso.

E’ solo un primo passo, ma è pur sempre qualcosa in una situazione nella quale finora i migranti sono stati considerati più come nemici che come le vittime delle manovre del presidente bielorusso. Non è escluso che nei prossimi giorni si possa arrivare a qualcosa di ancora più concreto, con la Germania e in particolare Angela Merkel protagonista di una possibile soluzione della crisi.