Gli effetti delle sanzioni internazionali sui mercati finanziari

L’invasione russa in Ucraina ha portato a una risposta della comunità internazionale attraverso il ricorso alle sanzioni, per cercare di indebolirne l’economia e, di conseguenza, ostacolare efficacemente la capacità di sostenere gli alti costi per la prosecuzione del conflitto.

Da un paio di mesi l’Unione Europea ha imposto diversi pacchetti di sanzioni, tra i quali possono essere riconosciuti sanzioni individuali nei confronti delle persone fisiche, sanzioni economiche e misure diplomatiche.

Le sanzioni finanziarie internazionali – che vengono definite anche embarghi – sono comunemente usate per osteggiare l’attività di Stati, soggetti individuali oppure organizzazioni che minaccino la pace e la sicurezza internazionale: le misure possono consistere nel congelamento di fondi e risorse di un determinato individuo o nel divieto di scambi commerciali con il Paese oggetto delle sanzioni.

Gli effetti delle sanzioni

Nonostante il tentativo di aprire nuovi corridoi soprattutto con la Cina e l’India, il colosso russo è stato isolato dal sistema finanziario globale: la maggior parte delle banche è stato estromesso dal sistema Swift, le riserve di valuta straniera della Banca centrale sono state congelate e molte aziende straniere hanno interrotto la loro attività nel Paese.

Gli economisti ritengono quasi all’unanimità che l’impatto diretto delle sanzioni sui mercati finanziari, sia di gran lunga inferiore rispetto agli effetti secondari, quali possono essere considerati l’aumento dei costi delle materie prime, dell’energia, la crescita dell’inflazione e dei tassi di interesse.

Diversi istituti bancari europei sono presenti capillarmente sul territorio nazionale, anche se l’esposizione economica nei confronti della Russia non sembra, al momento, capace di causare danni sistemici: sempre secondo l’analisi degli economisti, risulterebbe infatti più semplice eliminare la Russia dal settore bancario che da quello energetico, dal momento che è la prima fornitrice di gas dell’Unione Europea con circa il 40% delle esportazioni. Il vero rischio per le banche è rappresentato dall’aggravamento dell’economia generale e dall’innalzamento eccessivo del tasso di inflazione, che potrebbe portare all’incapacità dei debitori di saldare i debiti contratti con gli istituti.

Per quanto riguarda il settore assicurativo, attualmente, le sanzioni alla Russia non dovrebbero avere un effetto diretto significativo, dal momento che l’esposizione sui mercati russi risulta inferiore allo 0,1 % del totale, come riferito dall’EIOPA, l’Autorità Europea delle assicurazioni. Anche in questo settore i rischi si potranno concentrare principalmente sugli effetti secondari, con particolare riferimento al cosiddetto rischio di credito, che consiste nella possibilità che il creditore non venga rimborsato totalmente o parzialmente della somma concessa in prestito al debitore, e nella capacità di liquidazione dei sinistri sulle polizze esistenti.

La situazione in Ucraina è in costante mutamento e non sembra possibile azzardare alcuna previsione sugli ulteriori sviluppi che potrebbero avvenire: l’unica certezza è che il conflitto ha segnato un punto di rottura nelle relazioni internazionali, con i relativi effetti che incideranno per i prossimi tempi su tutti i settori dell’economia globale.