Covid-19 e mobilità: primi segni di normalità

Grazie al Decreto Legislativo n. 33 del 16 maggio 2020, dal 3 giugno 2020 sono state revocate alcune limitazioni riguardante gli spostamenti da e per l’Italia. L’Italia comunque rimane cauta, riservandosi di adottare in qualsiasi momento restrizioni nei confronti di specifici Stati o territori, qualora ciò si renda necessario in ragione di un aumento del rischio o del contagio da Coronavirus.

A causa delle limitazioni applicate nei mesi successivi, molti cittadini stranieri che si trovavano in Italia con un visto d’ingresso o un permesso di soggiorno al momento dello scoppio dell’emergenza da Coronavirus, non è riuscita o non sta riuscendo a far rientro nel proprio Paese d’origine.

Ogni Paese ha l’obbligo di riammettere i propri cittadini, questo diritto non può essere interdetto, anche in una situazione particolare come quella in cui ci troviamo tale principio deve essere riservato anche con alcune limitazioni.

La Commissione europea ha riconosciuto che gli Stati membri devono sempre ammettere i loro cittadini e quelli dell’UE o di Paesi terzi che risiedono regolarmente sul loro territorio, quindi, hanno l’obbligo di derogare alle restrizioni in tutti i casi in cui i loro cittadini abbiano necessità di far ritorno al proprio luogo di residenza. Inoltre medici, lavoratori transfrontalieri, personale viaggiante, lavoratori stagionali dell’agricoltura, diplomatici, militari e personale umanitario sono esentati dalle restrizioni.

L’emergenza causata dal Covid-19 ha portato a una restrizione globale della libertà di circolazione dei cittadini italiani e di quelli stranieri che hanno dovuto lasciare il proprio Paese e i propri familiari soprattutto per motivi di lavoro.

Questa esperienza, che ci ha portato a una evidente limitazione della nostra libertà, ci deve insegnare che si tratta di un diritto essenziale e come tale deve essere garantito sempre a tutti.

Dopo mesi costretti a rimanere nelle proprie abitazioni, le persone sono desiderose di ritornare a viaggiare, l’importante è ricordare che ora vige una convivenza con un nemico invisibile. In questo periodo diventa di primaria necessità pensare a una tutela sanitaria.