I cittadini britannici in Italia nel dopo Brexit

Dal 1° gennaio di quest’anno si è definitivamente conclusa la procedura relativa all’uscita dall’Unione Europea del Regno Unito e dell’Irlanda del Nord tramite l’Accordo di Recesso tra le parti.

Dopo una battaglia interna e il referendum che ha visto prevalere la volontà dei cittadini britannici di uscire dalla Comunità europea, ovviamente sono sorti dei dubbi su come la posizione dei cittadini d’Oltremanica, magari già residenti o prossimi a farlo nel nostro Paese, potesse essere regolamentata dalle Autorità italiane.

Cosa ha stabilito l’Accordo di recesso?

  • Per i cittadini già residenti in Italia al 31/01/2020 è stato possibile richiedere ai servizi anagrafici del Comune, l’Attestazione di iscrizione anagrafica, ai sensi del D.Lgs. 30/2007 per certificare i diritti acquisiti sul territorio nazionale;
  • Ai cittadini britannici che non fossero ancora residenti alla data del 01/02/2020 è stata data la possibilità di richiedere l’iscrizione anagrafica entro il 31 dicembre – come era avvenuto fino a quel momento – e poi, una volta ottenuta la residenza, hanno potuto richiedere anch’essi l’Attestazione di iscrizione anagrafica.

 Quali sono oggi i diritti dei cittadini britannici in Italia?

I cittadini anglosassoni, residenti nel territorio nazionale entro fine dicembre 2020, sono totalmente equiparati ai cittadini dell’Unione Europea e non rappresentano una nuova situazione socio-giuridica. Per esempio, come si evince dalla Circolare INPS n. 154 di ottobre 2021 , vengono mantenute tutte le prestazioni assistenziali familiari (quali assegno di natalità, bonus asilo nido, assegno temporaneo), l’assegno sociale, le prestazioni di invalidità civile e anche tutte le prestazioni di contrasto alla povertà, come ad esempio il reddito di cittadinanza.

Oggi qualora i cittadini britannici volessero soggiornare per lungo periodo nel nostro Paese, devono obbligatoriamente richiedere il Permesso di Soggiorno, sia per motivi di studio, che per ricongiungimento familiare, motivi religiosi, ricerca scientifica o attesa occupazione.