Brasile: Bolsonaro accusato di crimini contro l’umanità
La Commissione d’inchiesta sulla pandemia di Covid-19 del parlamento brasiliano ha approvato a maggioranza un rapporto in cui raccomanda di processare il presidente Jair Bolsonaro per numerose accuse tra cui anche quella di crimini contro l’umanità.
Nell’elenco degli imputati figurano 78 persone e due società fra cui quattro ministri e tre figli del presidente, oltre ad alcuni senatori e medici.
La relazione, frutto di sei mesi di indagine, sarà trasmessa alla giustizia ordinaria, alla Procura, alla Corte Suprema e persino alla Corte Penale Internazionale dell’Aja, che dovrà valutare se avviare le relative procedure.
In caso di formalizzazione delle accuse Bolsonaro sarà sospeso dal suo incarico per 180 giorni e se dovesse essere condannato non potrà candidarsi per 8 anni.
Pochi credono che il presidente pagherà, politicamente o legalmente, per le conseguenze delle sue azioni.
Per processarlo è necessaria l’approvazione del procuratore Augusto Aras, suo solido alleato, mentre per la messa in stato d’accusa servirebbe il via libera della camera bassa del Congresso dove molti esponenti sono ancora vicini al presidente.
Le accuse
Secondo la commissione Bolsonaro ha portato avanti una strategia disastrosa che ha causato la morte di almeno 300 mila brasiliani dei 600 mila morti di Covid-19, facendo del Brasile il secondo paese al mondo per numero di vittime dopo gli Stati Uniti.
Il presidente non avrebbe preso i dovuti provvedimenti per contrastare la diffusione del virus.
Ha puntato sull’immunità di gregge e su cure alternative, rivelatesi non efficaci, con tragiche conseguenze per la popolazione.
L’accusa più grave riguarda la decisione di ritardare l’acquisto dei vaccini, presa nonostante la contrarietà di tutte le autorità sanitarie.
I senatori della commissione si soffermano nel rapporto sulla situazione delle popolazioni indigene.
Bolsonaro è accusato di avere negato l’accesso alle comunità autoctone ai beni di prima necessità e alle cure sanitarie. Di aver facilitato l’apertura delle terre indigene e zone protette dell’Amazzonia allo sfruttamento delle sue risorse e di aver favorito i contagi da Covid-19 fra la popolazione.
La chiusura delle frontiere tra il Brasile e il Venezuela per contrastare la diffusione della pandemia, ha sortito l’effetto contrario. Ha incentivato la migrazione clandestina attraverso percorsi molto pericolosi che passano nel mezzo della Foresta Amazzonica, dove le vite dei migranti e delle popolazioni del luogo sono esposte ad alti livelli di rischio di contagio.
La commissione ha chiesto di sospendere gli account del presidente su tutti i social network, perché avrebbe diffuso notizie false sulla pandemia e contro i vaccini.
Bolsonaro, in una diretta Facebook, avrebbe affermato che nelle persone vaccinate contro il Covid si sviluppa più velocemente l’AIDS.